Chi è Molly Bloom? Approfondimento sugli autori dello spettacolo “Le relazioni pericolose”

“Il personaggio di Molly Bloom e l’Ulisse in generale , sono la mia passione, ma insegnarlo ai ragazzi è molto difficile anche se io lo inserisco sempre nei programmi.
Il romanzo di più di 600 pagine si svolge in un solo giorno, il 16 giugno, a Dublino è una giornata di grandi celebrazioni chiamata Bloomsday,  e  per una curiosa coincidenza è anche il giorno del mio compleanno.”
Antonio Bové

 

Molly Bloom

Molly Bloom è uno dei personaggi centrali nell’Ulisse di Joyce, è il personaggio che con il suo lungo monologo di una cinquantina di pagine chiude il romanzo e racchiude in sé il senso di quell’unico giorno, il 16 giugno 1904, in cui si svolge il romanzo, e di quell’unico luogo, Dublino, dove i personaggi si muovono come in un labirinto (Dedalus), intrappolati nella loro attività mentale, nella loro ricerca incessante di un padre o di un figlio.
Nell’Ulisse noi esaminiamo, citando Virginia Woolf  “per un momento una mente comune in un giorno comune. Essa riceve una miriade di impressioni -banali, fantastiche, evanescenti o scolpite da una punta d’acciaio- che le provengono da tutte le parti. È come una pioggia incessante di atomi… Registriamo gli atomi così come essi cadono sulla mente e nell’ordine in cui cadono, tracciamo il disegno, per quanto sconnesso o incoerente sia all’apparenza, che ogni immagine o incidente incide sulla coscienza”.
Stephen Dedalus uscirà verso le otto del mattino dalla martello Tower alla ricerca di un padre, non il padre naturale che ha, ma un padre simbolico, lui è il Telemaco nel parallelismo mitico di Joyce, un poeta, letterato e insegnante, col senso di colpa per la morte della madre che lo seguirà nel suo girovagare per le vie di Dublino.
Leopoldo Bloom è il padre, è Ulisse, eroe e antieroe, alla ricerca di un figlio che ha perso. Ebreo, di origine ungariche, pubblicitario, uomo legato al mondo materiale, apparirà nel quarto episodio e da li in poi lo seguiremo nelle sue avventure, novello Odisseo, in tutti i momenti, banali, insignificanti, fisiologici, cui il “metodo mitico” di Joyce attribuirà un significato epico.
Il triangolo umano dell’Ulisse si chiuderà col personaggio femminile di Molly Bloom, uno dei più importanti della letteratura mondiale, moderna Penelope, cantante lirica, che invece di attendere pazientemente il marito tessendo la tela, vivrà le sue avventure e tradirà il marito col suo insegnante di musica.
Nella trinità tutta umana di Joyce, Stephen, l’artista, rappresenta lo spirito, Leopold, l’uomo d’affari, rappresenta la mente e il mondo materiale, i due si incroceranno una prima volta fugacemente nel settimo  episodio, ma solo nel 14° episodio, il cui motivo centrale è quello della nascita, i due finalmente stabiliranno un contatto in un ospedale,  da questo momento I due personaggi continueranno il loro girovagare nei luoghi e nelle vie di Dublino cercando di appagare i loro desideri e le loro aspirazioni e cercando di trovare una possibilità di unione tra il mondo artistico-intellettuale-estetico e quello materiale.
Leopold inviterà Stephen a casa sua alle 2 di notte nel capitolo intitolato Itaca, staranno in cucina, parleranno del loro passato, degli amici comuni, cercheranno un punto di contatto. Ad un certo punto Bloom offre a Stephen una stanza per la notte ma Dedalus rifiuta e andrà via. I due mondi, le due dimensioni umane, i due aspetti della vita non si incontrano, l’arte e la vita, lo spirito e la mente, il padre e il figlio si separano.
A questo punto Leopold si metterà a letto, dove giace Molly, e prima di addormentarsi le chiede di portargli la colazione a letto la mattina seguente.
L’Ulisse rappresenta nella definizione di Joyce, “l’epica del corpo”, e lui associa a quasi tutti i capitoli del libro una o più parti del corpo. L’Ulisse è la rivalutazione del corpo, tutto avviene, tutto passa attraverso il corpo, tutte le nostre azioni e tutta la nostra attività mentale non può prescindere dal corpo. Joyce non tralascia nulla nelle azioni dei personaggi, descrive tutto, anche quello che normalmente viene omesso o tralasciato perché considerato, ovvio, inutile, insignificante o addirittura osceno.
Il personaggio di Molly Bloom rappresenta questa fisicità, la femminilità più ostentata e completa, l’erotismo, la sessualità, ma anche mente e spirito. Sarà lei con il suo monologo interiore ininterrotto ad unire i personaggi , a dare un senso e positività  all’umanità dei personaggi, Nello schema redatto da Joyce, lei rappresenta The Flesh, la carne, ma anche la terra, la sua tela sarà il movimento costruttivo che ricostruirà il significato di quel 16 giugno e di quella Dublino/Labirinto, Il suo flusso di coscienza ininterrotto, otto lunghe frasi prive di qualsiasi segno di interpunzione (ad esclusione di un unico punto) costituirà l’esempio più puro di Interior Monologue nella letteratura di tutti i tempi, un fluire incessante, di pensieri, memoria, associazioni mentali, ricordi, sensazioni, una rete, un ipertesto mentale, pura attività mentale che non conosce punti, virgole, pause, parentesi. E in questa dimensione mentale il tempo perde la sua connotazione cronologica e diventa assolutamente soggettivo, per certi versi, infinito. Non sappiamo quanto tempo trascorra dal momento in cui il marito farà la sua richiesta al momento in cui Molly dormirà. Non sappiamo quanto dura realmente il suo monologo, abbiamo le pagine, ma il Fictional time ci sfugge e va oltre e forse continuerà nel sonno, ad anticipare quell’ultima, enciclopedica opera di Joyce che sarà Finnegans Wake, romanzo assolutamente incomprensibile perché espressione dell’attività mentale incontrollata durante il sonno. Se l’Ulisse è il romanzo astratto e cubista di un singolo giorno, Il Finnegans sarà il romanzo surreale di una sola notte.
Molly Bloom è il personaggio positivo dell’Ulisse, il suo essere donna, il suo essere madre, il suo essere moglie ma anche amante che, senza sensi di colpa, vuole vivere la propria womanhood, rivaluta il corpo e la fisicità colpevolizzata da secoli di immobilismo e paralisi permeato da cattolicesimo di cui Joyce accusava i suoi Dubliners.
Il suo monologo inizia e termina con Yes, e solo nell’ultimo parte se ne contano 15, con un crescendo ritmico, musicale, erotico che esprime la volontà positiva di vivere, di essere donna, di essere centro del mondo, di essere (terra)madre che genera la vita e afferma di volerla vivere con consapevolezza, desiderio, passione e pienezza assoluta. Sì alla vita, al di sopra e al di là del pudore.
Il monologo-epifania si chiude sulla rievocazione del primo amplesso con Leopold, tra i rododendri, sulla collina di Howth. Quel giorno Bloom la chiamò fiore della montagna e lei gli disse sì, mentre le immagini del mare e della collina dublinese si fondevano con quelle di Gibilterra e della rocca e i baci di Bloom le ricordavano quelle di Mulvey (un giovane ufficiale di marina).
È significativo che pur ricordando tutti i suoi uomini e le sue relazioni Molly, in fondo, sempre ritorni a Bloom, l’unico a cui sia sentimentalmente legata. Nel parallelo Penelope-Molly, lei in fondo non è l’infedele dublinese opposta alla fedelissima tessitrice, ma l’interpretazione profonda di una donna fedele nonostante l’infedeltà, e lui, Leopold Bloom, è l’uomo, tutti gli uomini.