“#KOI / CANTANDO DANZAVAMO” al XXXIII Festival La Notte dei Poeti: a Nora e Monte Sirai

 

CeDAC
XXXIII Festival La Notte dei Poeti
1 luglio – 7 agosto 2015
Nora – Pula / Carbonia / Alghero

 

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#KOI / CANTANDO DANZAVAMO
di e con Chiara Murru / Frantziscu Medda – Arrogalla

Teatro Romano di Nora – venerdì 10 luglio – ore 20
(evento speciale – fuori abbonamento)

Carbonia / Anfiteatro di Monte Sirai – sabato 11 luglio – ore 22

#KOI / cantando danzavamo”: un omaggio a Sergio Atzeni per il XXXIII Festival La Notte dei Poeti organizzato dal CeDAC, con lo spettacolo site specific ideato, diretto e interpretato da Chiara Murru con elaborazioni elettroniche, installazione sonora e live set di Frantziscu Medda-Arrogalla, DOMANI (venerdì 10 luglio) alle 20 per l’evento speciale (fuori abbonamento) che apre il cartellone al Teatro Romano di Nora e sabato 11 luglio alle 22 all’Anfiteatro di Monte Sirai a Carbonia.

COMUNICATO del 09.07.2015

Arcane danze e sonorità contemporanee con “#KOI / cantando danzavamo”, performance site specific ispirata a “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni, che DOMANI (venerdì 10 luglio) alle 20 aprirà il cartellone del XXXIII Festival La Notte dei Poeti organizzato da CeDAC al Teatro Romano di Nora – con un evento speciale (fuori abbonamento) – per approdare sabato 11 luglio alle 22 all’Anfiteatro di Monte Sirai a Carbonia.

L’enigma della maschera del “Mamuthone” e gli antichi riti del Mediterraneo s’intrecciano alle elaborazioni elettroniche dell’installazione di Frantziscu Medda Arrogalla, nell’affascinante coreografia creata e interpretata da Chiara Murru con un ensemble di attori-danzatori, una rigorosa partitura che si scompone e ricompone in base alla morfologia e ai segni del paesaggio, in un’interazione con i luoghi e con le suggestioni dell’originale colonna sonora.

La kermesse dedicata ai Grandi Maestri d’arte e di vita – dopo il preludio canoro delle “Voci Nomadi” a Cagliari e Pula, e The Choir of Gonville and Caius College di Cambridge a Carbonia, riparte dalla scrittura immaginifica dell’artista di Capoterra, prematuramente scomparso vent’anni fa, e dalla sua reinvenzione di un mito delle origini in cui il popolo dei nuraghi e il nome Shardana si fondono idealmente nelle stirpi dei “S’Ard”, i danzatori delle stelle.

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«In “Passavamo sulla terra leggeri” Sergio Atzeni scrive di una danza rituale, di un rito chiamato KOI. Parla di uomini con maschere e gambe di legno che danzano di notte sulle scogliere. Farfalle notturne. Falene» ricorda nelle note l’attrice e regista Chiara Murru (fondatrice del Teatro T di Alghero), artefice del progetto, e aggiunge «KOI significa falene (estone); KOI (LON) nell’antico teatro greco era lo spazio a gradinate riservato al pubblico. KOI è un segno… un uomo con la maschera che danza.»

L’ingegnoso sistema per trarre in inganno potenziali invasori simulando l’esistenza di temibili e mostruosi, enormi guerrieri – che rimanda ai leggendari giganti presenti nella memoria popolare e trova una curiosa e forse non casuale assonanza con le statue di Mont’e Prama – diventa parte del rituale, con l’apparizione di una creatura stravagante e fuori misura.

Il risveglio degli antichi guardiani, figure sovrannaturali e senza tempo, ai confini dell’umano – interpretate da Céline Brynart, Luisella Conti, Antonio Iavarone, Giulia Izza, Elena Muresu, Chiara Murru, Samuel Puggioni – fa coincidere l’inizio e la fine del giorno, in una parentesi della storia vibrante di suoni e voci, canti e echi di una lingua perduta o dimenticata. L’installazione sonora firmata da Frantziscu Medda – Arrogalla ricrea le atmosfere del luogo mescolandole a tracce originali, frammenti del testo, con voce recitante anzi salmodiante e interventi del coro, in un raffinato gioco d’intarsi capace di evocare epoche e civiltà lontane, in un viaggio nei territori dell’immaginazione sul filo delle emozioni.

#KOI / cantando danzavamo” – uno spettacolo sempre diverso, non solo per la regola dell’hic et nunc che caratterizza ogni evento teatrale, ma proprio per la sua vocazione ad aderire e compenetrare il paesaggio, fino ad appartenergli, attingendovi i materiali per la cangiante partitura sonora e riplasmando la performance in sintonia con lo spazio/tempo: il tramonto al Teatro Romano di Nora e la notte nell’anfiteatro di Monte Sirai.

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«L‘idea è nata negli anni dell’Accademia» racconta Chiara Murru: «io ho studiato con Jacques Lecoq, che lavora molto sulle maschere, e dato che in Sardegna esiste una tradizione di maschere lignee fantastica ho cominciato a interrogarmi su di loro, a pensare “chissà come si muovono” al di fuori del rituale della tradizione. Poi sono stata a Mamoiada, e lì ho incontrato Franco Sale e ho scoperto le sue maschere che, a differenza di quelle tipiche, i cui tratti sono spesso enfatizzati e caricaturali, sono “semplici” ma molto profonde. Ne ho comprato due – una è quella che uso io nello spettacolo, l’altra la indossa uno dei performers: sembrano simili ma sono diverse, ciascuna ha una sua personalità. Ho iniziato a studiare – da sola – in sala, davanti allo specchio ed è subito venuta fuori la correlazione delle maschere dei “mamuthones” con gli elementi: si capisce che nascono dalla terra, dagli inferi – e sono mute, non parlano (l’ho scoperto tantissimo tempo fa) ma emettono dei suoni, perché risalgono a un tempo in cui non c’erano le parole – sono antiche; sono leggere – come l’aria – volano, saltano, corrono; e hanno dentro il fuoco, sono passionali, perfino erotiche, possiedono una loro sensualità; e hanno in sé la memoria dell’acqua (e non a caso molti siti nell’Isola si trovano vicino all’acqua: a Riola con l’acqua abbiamo costruito un’ immagine – il quadro della tempesta – con la proiezione delle ombre giganti).

Nel mio lavoro di ricerca sulla cultura e le tradizioni della Sardegna ho scelto di iniziare dalle maschere antropomorfe perché quelle zoomorfe, per esempio boes e merdules, mi sembravano un po’ troppo caratterizzate: il primo studio con il pubblico è stato qua ad Alghero – vicino al mare – è ho scoperto che le maschere dei mamuthones sono molto attirate dall’umano. Un tratto che ritorna anche in “# KOI” nel rapporto con gli spettatori: li respingiamo ma ci inseriamo tra di loro, siamo come degli alieni a casa nostra. Nel corso della ricerca ho incontrato Sergio Atzeni e il suo romanzo “Passavamo sulla terra leggeri”, che descrive un’epoca remota ma parla al presente, è un’Odissea contemporanea, un “nostos”, l’epopea di un ritorno, da cui affiora il sentimento di una perdita, di un rimpianto per l’Isola – ma una “nostalgia positiva”».

Le sette maschere nere di Franco Sale, e quella marrone dorata del “gigante” – «più una new entry, “Il soffio”, con la bocca piccola, atteggiata come se soffiasse, quasi un rimando all’Aria» – caratterizzano gli arcaici guardiani, custodi dei luoghi, in un racconto danzato sulla storia dei sardi e dei popoli del Mediterraneo più vicini al mare, in cui l’arrivo degli stranieri può rappresentare un nuovo, fecondo incontro o la catastrofe.

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«L‘elemento chiave – sottolinea Chiara Murru – è la contemporaneità: siamo antichi e contemporanei, come se ci fossimo sempre stati – moderni e ancestrali – come l’archetipo che è dentro ognuno di noi; e quando ce ne andiamo, alla fine del rito, restituiamo il luogo alle persone che sono arrivate, come se glielo riconsegnassimo. Gli spettatori – come è capitato a Santu Antine – restano lì anche loro un po’ sospesi tra gli elementi, sotto il cielo infuocato d’estate vicino al mare e le pietre antiche; con la sensazione, come ci hanno raccontato, di un luogo morto che è ritornato ad essere vivo per un po’ sotto i loro occhi – un’esperienza soprattutto interiore.»

Il ricordo degli antichi abitanti della costa riaffiora anche nella tempesta, «un tema che ritorna spesso, nei miti e nel teatro, e anche in “#KOI”: è un elemento liminale tra vita e morte, passato e futuro»: la furia degli elementi lascia il posto alla quiete, ed è come un nuovo inizio del mondo, o di un’avventura. «Quel che accade dopo un naufragio: arrivare chissà da dove, abitare uno spazio sconosciuto, farlo rivivere come Prospero nella “Tempesta”». E si ritorna ancora al teatro, e ai Grandi Maestri.

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Il XXXIII Festival “La Notte dei Poeti” al Teatro Romano di Nora entrerà poi nel vivo – sabato 11 luglio alle 20 – con Stefano Accorsi e il suo “Giocando con Orlando – Assolo”: una vertiginosa cavalcata sulle ottave del poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, fra epici duelli e feroci battaglie, apparizioni e incantesimi, fughe e inseguimenti, in una giostra delle passioni, finché la scoperta della liaison tra la bella Angelica e Medoro scatenerà la follia del paladino innamorato.

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Sarà poi la volta – domenica 12 luglio ancora alle 20 – di “Inferno Novecento/ Dante e il grande giornalismo del Secolo Breve”, uno spettacolo di Federico Tiezzi, da un’idea del giovane drammaturgo Fabrizio Sinisi, con Sandro Lombardi e David Riondino alle prese con la lingua immaginifica e impervia della “Commedia”, in una rilettura che accosta e mescola la poesia alla cronaca, cercando e accentuando analogie e differenze tra l’Italia delle Signorie e dei Comuni e la storia del Novecento.

GLI ALTRI APPUNTAMENTI:

Il XXXIII Festival “La Notte dei Poeti” al Teatro Romano di Nora proseguirà – fra prosa e poesia, musica e danza – fino al 5 agosto; spazio alle canzoni d’autore (il 17 luglio) con Ivan Segreto in Trio, poi la parola affabulante di Testori (il 18) nell’“Edipus” messo in scena da Leo Muscato e interpretato da Eugenio Allegri (vent’anni dopo la fortunata versione di Federico Tiezzi con Sandro Lombardi); sul palco anche Erri De Luca, autore e interprete (il 19) de “La Musica Provata” sulle note del Quartetto di Stefano Di Battista impreziosite dalla voce di Nicky Nicolai.

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Teatro e danza per il weekend dal 24 al 26 luglio con “I segreti di Arlecchino” di e con Enrico Bonavera, che segna lo sbarco a Nora dei Teatri di Mare della Compagnia Çàjka; poi il Balletto Teatro di Torino con “In Chopin” di Marco De Alteriis, con la partecipazione straordinaria di Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta (primi ballerini del Teatro alla Scala di Milano) e – direttamente dal Festival di Spoleto – “Io sono Misia” di Vittorio Cielo, ispirato alla regina della Belle Epoque, pianista di talento e musa di celebri artisti, con Lucrezia Lante della Rovere.

Suggelleranno – in agosto – La Notte dei Poeti di Nora il “Contemporary Tango” del Balletto di Roma (il 1) con Kledi Kladiu e (il 5) il recital del duo formato dalla violinista Anna Tifu e dalla pianista Gloria Campaner – da Schumann a Ravel.

La Notte dei Poeti a Pula

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Mostre, laboratori e parate spettacolari animeranno il centro storico di Pula tra luglio e agosto: l’ex Municipio – che diventerà la Casa del Festival – ospiterà una mostra fotografica su “Gli antichi scavi di Nora” (in Collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Sardegna) e l’esposizione Appunti da “70 Solitudini e un Coro” con le miniature di Lea Karen Gramsdorff e Simone Dulcis, per una sinestesia tra musica e arti visive. Si potranno ammirare le opere di “Maria Lai al telaio” – una selezione dei lavori delle tessitrici della Cooperativa Su Marmuri, in collaborazione con Arteficio – accanto agli ateliers di artigiani locali e a una mostra mercato delle loro produzioni; e per gli amanti della decima musa anche una rassegna di Cinema d’Autore pensata per grandi e piccini (in collaborazione con Spazio 2001).

Letteratura, teatro e poesia ispirano pièces come “Cantar l’Altrove” con Marta Proietti Orzella e il viaggio tra mito e storia di “Rovine/ Lasciate libero il passato” di Rossella Dassu, sulle tracce dell’antica “città sommersa”; e per i giovanissimi – oltre a lezioni per piccoli giardinieri e un divertente “baratto dei giocattoli” – il laboratorio “Il Pinocchio lo facciamo noi” a cura del costumista, scenografo e regista Marco Nateri; e in giro per le vie e le piazze sarà possibile incontrare le “Matte Maschere Maccus” inventate da Virginia Viviano e lasciarsi coinvolgere da “La discesa dei giullari” orchestrata da Maurizio Giordo, fra acrobazie di teatro-circo e giullarate medioevali.

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XXXIII Festival La Notte dei Poeti – anche a Carbonia e Alghero

Trittico sonoro a Carbonia per La Notte dei Poeti: incipit il 5 luglio con The Choir of Gonville and Caius College di Cambridge (eccezionalmente all’Arena Mirastelle accanto al Teatro Centrale), poi all’Anfiteatro di Monte Sirai (presso l’omonimo sito archeologico) l’11 luglio alle 22 “# KOI/ cantando danzavamo” e infine domenica 26 luglio Roundella, eclettica formazione della cantante Francesca Corrias, sulle note di “Biography”.

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Ne Lo Quarter ad Alghero La Notte dei Poeti comincia invece il 18 luglio con la musica di Ivan Segreto, per proseguire con la danza di “In Chopin” e “Contemporary Tango”; e ancora il nuovo progetto (in acustico) di Irene Grandi; il duo Anna Tifu-Gloria Campaner e la Jazz (R)evolution di Baba Sissoko, Antonello Salis e Famoudou Don Moye.

CONTATTI: per l’Ufficio Stampa. Anna Brotzu
– cell. 328.6923069 – cedac.uffstampa@gmail.com

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Le Ragazze Terribili / Spazio-T

#K O I

cantando danzavamo

spettacolo/performance in maschera site specific

con Céline Brynart, Luisella Conti, Antonio Iavarone, Giulia Izza,
Elena Muresu, Chiara Murru, Samuel Puggioni

elaborazioni elettroniche – installazione sonora – live set

Frantziscu Medda Arrogalla

maschere Franco Sale (Mamojada)

costumi Luisella Conti

ideazione e regia Chiara Murru

In “Passavamo sulla terra leggeri” Sergio Atzeni scrive di una danza rituale, di un rito chiamato KOI.

Parla di uomini con maschere e gambe di legno che danzano di notte sulle scogliere.

Farfalle notturne. Falene.

KOI significa falene (estone)

KOI (LON) nell’antico teatro greco era lo spazio a gradinate riservato al pubblico.

KOI è un segno… un uomo con la maschera che danza.

Un viaggio performativo tra terra, acqua, aria e fuoco in cui i performers conducono lo spettatore in un rituale sospeso nel tempo. La performance nasce da un intenso lavoro di ricerca teatrale sulle maschere dei mamuthones realizzate da Franco Sale, iniziato nel 2008.

In #KOI cantando danzavamo il rigore delle maschere lignee si separa dal tradizionale costume e dal rito del Mamuthones, ritrovando un nuovo corpo e un inaspettato legame con gli elementi. Una performance in maschera originale, che reinterpreta la tradizione. Lo studio della maschera tradizionale unito a quello di nuove sonorità elettroniche rappresenta un elemento che “unisce” il Mediterraneo, i suoi siti, la sua storia, in un progetto che ha la Sardegna come terra d’origine.

#KOI cantando danzavamo è una performance inedita, sempre diversa, che fa dello spazio una componente imprescindibile.

«La storia della Sardegna è una storia di invasioni, ma i sardi chi sono? da dove vengono?

I sardi piccoli, scuri, tosti, liberi, hanno caratteristiche genetiche uniche, se è vero che sono uno dei cinque genotipi dell’umanità, ma la storia dei sardi è per certi versi, la storia dell’umanità, dei suoi misteri.

Come vivere, chi o cosa ci fa morire. Essere liberi e magri o schiavi e grassi. La storia antica dei sardi è la nostra storia, del nostro genoma emotivo, la storia dell’emozione che si prova vivendo dentro l’incanto del cielo, della terra, del mare, la storia della gioia che si prova quando si canta e si balla insieme.

E allora chi sono queste figure nere che penetrano silenziose nelle nostre case, che nascono dalla nostra terra, che si insinuano tra noi?» (Prof. Claudio Bernardi, Università Cattolica – Milano)

I protagonisti

Chiara A. Murru

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Vincitrice del Premio Miglior Regia al Roma Fringe Festival 2012, con lo spettacolo “Il Sentiero dei Passi Pericolosi – una tragedia stradale” di M.M. Bouchard, vive e lavora ad Alghero (SS) come insegnante, attrice e regista nello Spazio-T scuola di teatro e centro di aggregazione e produzione teatrale, di cui è anche socia fondatrice. Laureata in Scienze della Comunicazione con indirizzo “Cinema,Teatro e Progettazione Eventi Culturali” all’Università Cattolica del Sacro Cuore, diplomata alla scuola biennale del Teatro Arsenale di Milano, consegue il Master in Comunicazione per Eventi (Università Cattolica – Milano). Il suo lavoro è caratterizzato da una profonda attenzione per il corpo e per le immagini, dall’interazione tra attore e spettatore, dalla contaminazione di linguaggi e dalla valorizzazione di luoghi extraordinari. Si forma tra gli altri con: Marina Spreafico, Kuniaki Ida, Serena Gatti, Claudio Bernardi, Sisto dalla Palma, Serena Sinigaglia, Claudio Hochman.

Francesco Medda “Arrogalla”

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E’ un produttore elettronico e live performer nato a Quartu Sant’Elena nel 1981. Dal 2003 porta avanti Arrogalla, progetto dub che trae ispirazione dalle tradizioni della Sardegna e dai suoi ambienti e paesaggi. È il fondatore della netlabel Mime e il co-fondatore dei progetti Malasorti, Baska e Bentesoi. Ha suonato in tutta Europa e ha pubblicato dischi, ep, singoli e remix per etichette nazionali e internazionali. Si occupa di paesaggi sonori. Collabora con il mondo del teatro, del video, della fotografia e della danza.

In concorso al Roma Fringe Festival 2013

«[…]si pone così al crocevia di diversi dispositivi simbolici, dal racconto come fattore collante di una comunità, alla cerimonia apotropaica, trovandovi una radice comune nella rappresentazione teatrale qui davvero vista nella sua essenza di ludica rielaborazione collettiva di una comune esperienza antropologica dell’esistenza umana in una sinergia tra cultura etnologia e arti performative di impeccabile eleganza e sincretismo, costituendo uno dei momenti più alti dell’intero Festival, uno spettacolo fuori dalle logiche da festival, intellettualmente onesto e indimenticabile, che il pubblico tutto porterà nel cuore per tanto tanto tempo.» (Teatro.org – Alessandro Paesano)