Canne al vento

Il crogiuolo

Canne al vento

paesaggi sonori

liberamente ispirato a “Canne al vento” di Grazia Deledda

con Caterina Murino

coro Rita Atzeri, Alessandra Leo, Manuela Ragusa, Gisella Vacca

musiche originali Francesco Medda – Arrogalla

ideazione e regia Rita Atzeri

“Canne al vento” è forse il romanzo più famoso della scrittrice nuorese Grazia Deledda – Premio Nobel per la Letteratura 1926.

Il romanzo narra le vicende della famiglia Pintor: padre, madre e le sue quattro figlie (Ruth, Ester, Noemi e Lia) che abitano in un villaggio sardo, chiamato Galte, poco distante dalla foce del Cedrino, sulla costa tirrenica della Sardegna. Si tratta di una famiglia di origine nobile che vive la propria vita senza particolari scossoni. Le donne si dedicano ai lavori domestici e sono costrette a sottostare alla volontà di un padre prepotente che si preoccupa solo di mantenere il prestigio e la reputazione della sua famiglia agli occhi della comunità isolana.

Solo Lia si ribella a questa condizione di mestizia malinconica nella quale sfuma perfino l’orgoglio, trasgredendo le regole imposte dal padre Don Zame, che è descritto come un uomo cupo e violento, paragonato al diavolo. Lia decide quindi di fuggire dalla Sardegna e approda a Civitavecchia. Don Zame impazzisce per il disonore e tenta invano di inseguire Lia.

La fragilità umana, l’amore, l’onore, la povertà, l’amara consapevolezza di un destino già segnato sono alcuni tra i temi che emergono dalla lettura del testo. Gli uomini e le donne sono visti come esseri fragili, piegati come canne al vento: sopra di noi esiste una forza soprannaturale (la sorte) che non possiamo in alcun modo contrastare e combattere.

Sullo sfondo troviamo il paesaggio sardo, visto come un mondo senza tempo e pervaso da una sorta di mistero. La scrittrice descrive l’amata Sardegna, soffermandosi da una parte sulla staticità delle antiche usanze di paese e dall’altra rilevandone il rapido sviluppo industriale e tecnologico. Nel romanzo Grazia Deledda si diletta a scrivere sia in lingua italiana che in lingua sarda, utilizzando molto spesso termini dialettali.

“Canne al vento – paesaggi sonori” è pensato in forma di oratorio per voce recitante e coro.

Alla voce narrante di Caterina Murino sono affidati gli estratti del romanzo della Deledda, un fermo immagine su una Sardegna di un passato ormai remoto, che giunge a noi, oggi, grazie a quei luoghi che si è riusciti a preservare e mantenere incontaminati. Una Sardegna arcaica, che arriva al contemporaneo, anche sotto forma dello stereotipo del sardo e dell’espressione della Sardità, dal porceddu all’ospitalità ad ogni costo.

Al coro è affidato il compito di raccontare la mutazione paesaggistica e antropologica, che dalla Sardegna dei primi del Novecento ci conduce al presente, attraverso una storia di mancati riconoscimenti e falsi miti, passando attraverso il fallimento di due piani di rinascita, la fede nel nuovo di Petrolio, l’impianto dell’industria bellica (basi militari, RWM di Domusnovas), i problemi dell’occupazione, il sogno del turismo risolutore, l’emigrazione dei nostri nonni e l’accoglienza dei migranti oggi.

A Francesco Medda il compito di creare una partitura sonora che riporti al tempo presente l’arcaico della Sardegna immortalata dalla Deledda, per affiancarla, fonderla, con le sonorità dell’oggi.