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Manovella Circus

Teatro Tages

Manovella Circus

di e con Agostino Cacciabue e Rita Xaxa

spettacolo con burattini e marionette accompagnati dall’Organetto di Barberia

Gli artisti di Manovella Circus sono una simpatica famiglia di scimmiette.

Max l’acrobata coinvolge il pubblico con le sue evoluzioni, Ginger danza con pattini a rotelle, Casimiro il giocoliere si esibisce in equilibrio sul monociclo, il mago Gustavo stupisce tutti con le sue illusioni.

La più giovane delle scimmie, Cico Ciaco dopo la sua prima esibizione, vuole addormentarsi con il racconto animato del topolino Judy, mentre nell’aria rimbalzano le note dell’Organetto di Barberia.

Pepito, il pappagallo, prepara per tutti i bambini le “filastrocche della buonanotte” e per gli adulti, che le leggeranno ai più piccini, i “pianeti della fortuna”.

L’organetto è una varietà di organo meccanico, detto anche Organetto di Barberia dal nome del suo inventore e costruttore, Giovanni Barbieri, che ai primi del ‘Settecento realizzò a Modena il primo esemplare. Lo strumento è costituito da una cassa rettangolare di dimensioni variabili, che contiene, un mantice e delle canne, girando la manovella dello strumento, il cartone perforato scorre e permette l’apertura di una valvola corrispondente a una canna, producendone il suono.

Durata 50 minuti

La compagnia

Agostino Cacciabue e Rita Xaxa sono gli artigiani che con grande perizia e passione costruiscono e animano le marionette a filo del TeatroTages.

Tages o Tagete è uno spiritello apparso ad un colono etrusco mentre arava il suo campo. Un bel fanciullo, vispo e allegro, con i capelli canuti e un lunga barba bianca. In lui si fondevano la genuinità di un bimbo e la saggezza di un vecchio; dettò le regole dell’arte divinatoria al popolo etrusco e poi scomparve. Nella leggenda c’è chi lo dice morto e chi lo immagina dissolto nell’aria.

Il Teatro Tages ha partecipato a festival internazionali in Italia e in tournée all’estero, Senegal, Pakistan, India, Ucraina, Singapore, Colombia, Spagna e Francia.

Nel 2006 la compagnia ha vinto il 2° Premio al Festival Internazionale Puppet Theatres and Other Forms of Scenic Animation ANIMA 2006 organizzato dal Dipartimento Teatro D’Animazione dell’Accademia D’Arte Drammatica di Kharkiv in Ucraina con lo spettacolo “Il fil’armonico”.

Un grazie a Otello Sarzi, Kouyate Sotigui e Albretch Roser

Recitar Mangiando

Recitar Mangiando
da Achille Campanile a Stefano Benni e… Gioachino Rossini

con Maria Teresa Ruta – voce

e con Guenda Goria – pianoforte e voce
e Silvia Siravo – voce

drammaturgia Silvia Siravo, Guenda Goria e Maria Teresa Ruta
musiche AA.VV.

regia Guenda Goria

Mangiare non significa solo appagare la sensazione di fame ma è anche convivio – nel senso latino del termine – piacere, consolazione, rifugio. Il problema del cibo è sempre stato il problema principale dell’uomo fin dall’antichità, tanto che molti autori hanno cercato una sintesi fra parole e sapori. Grandi opere della letteratura sono intrise di momenti conviviali, di ricette, di cibo perché ciò che ha a che vedere con il cibo ha a che vedere con la vita.

Maria Teresa Ruta conduttrice ed esperta di cucina, Guenda Goria in veste di attrice e musicista e Silvia Siravo raccontano attraverso la voce di vari autori della letteratura mondiale il senso del cibo nella vita, viaggiando attraverso la storia, la filosofia, la psicologia, la musica e la poesia. Con arguzia ed ironia, divertimento ed evocazione cavalcheranno le cucine letterarie dei più intriganti autori che si sono occupati del cibo nelle loro opere.

Nel menù letterario di questa serata non poteva mancare Achille Campanile che ne “Le seppie con i piselli” tra il divertente e il lirico ci ragguaglia dell’alchimia del mare e della terra, e neppure l’ineffabile “Luisona” – la “decana delle paste del Bar Sport di Stefano Benni. Tra letteratura, teatro e cinema, anche un’incursione nella musica con le ricette di Gioachino Rossini, che fu compositore di melodie sublimi ma anche di preziosi piatti… il maestro infatti sosteneva che «ogni uomo di spirito è destinato a diventare gastronomo» e poi aggiungeva che «per mangiare un tacchino bisogna essere in due: io e il tacchino».

Insomma scopriremo in questa succulenta serata quanto la nostra esistenza sia scandita e fondata sul cibo evocato e cucinato in diretta. Naturalmente la parola sarà condita con divertenti citazioni musicali eseguite dal vivo da Guenda Goria al pianoforte che ci accompagneranno in questo viaggio sulle “tavole” del palcoscenico ….sempre con l’acquolina in bocca!

Durata: un’ora senza intervallo

Uno è Trino

LucidoSottile

Uno è Trino
Trittico sulle idiosincrasie

con Felice Montervino

testi Tiziana Troja e Felice Montervino
scenografie e costumi Filippo Grandulli
luci Michela Sale Musio e Tiziana Troja
musica ed elaborazioni elettroacustiche Francesco Medda “Arrogalla”
grafica Daniele Coppi

regia Tiziana Troja e Michela Sale Musio – LucidoSottile

una produzione LucidoSottile in collaborazione con BatisferaTeatro

“Uno è Trino” è un viaggio in tre atti unici che ha come protagonisti tre uomini che nella loro quotidianità affrontano le loro idiosincrasie. Amedeo, Loris e Vito, individui apparentemente normali, si trovano a vivere e ad agire tra abitudini strangolanti e tic autocostruiti, visioni inquietanti e memorie sconvolgenti, fino a mostrarci la parte più comica delle loro disperate ossessioni.

“Amedeo”

A bordo di un autobus cittadino Amedeo, un uomo innocuo e rassegnato ad una vita incolore, insieme ai passeggeri del mezzo viene preso in ostaggio da un insolito ospite volante: un piccione.

La loro corsa non sarà più la stessa: stress, paure, vecchi rancori, urla, insoddisfazioni quotidiane faranno esplodere il protagonista di questa storia in una divertente e assurda invettiva contro l’intero genere alato.

“Loris”

Una breve e fulminea confessione sul sesso, selvaggiamente ironica e buffa. Un tragico e goffo tentativo di seduzione maschile vira verso l’assurdo e il grottesco, tanto da non permettere al protagonista di costruirsi un legame sentimentale. Loris e la sua tragica e ripetitiva vicenda.

“Vito”

“Mangiare non è un piacere, è un vizio. Il mio vizio. La mia necessità. Non voglio essere guardato né amo condividere il mio pasto con alcuno…”, si sfoga il protagonista con sua moglie Rosalia.

Vito è un uomo schivo che vorrebbe vivere isolato, nascosto agli occhi di tutti, per fuggire dalle difficoltà e dalle brutture del mondo. Un uomo “semplice” con una grande e terribile ossessione per il cibo. E una vendetta da consumare.

C’est la Vie!

Madame Brûlée in

C’est la Vie!

Le quotidiane acrobazie del vivere

di e con Virginia Viviano

con il Laboratorio di Riciclo “Costruisci la tua bici”

C’est la Vie. Ovvero le quotidiane acrobazie del vivere viste attraverso la lente del circo e del gioco. Uno spettacolo nuovo, divertente fino alle lacrime ed ecologico: Madame Brûlée arriva nei teatri, nelle piazze e nelle scuole con la sua bicicletta (La Caravan Perdù Maison) colorata, piena di girandole e girasoli, usa solo scenografie riciclate e biodegradabili e tutto è fatto rigorosamente a mano.

C’est la Vie!: spettacolo d’ambientazione surreale alla Magritte, in un tempo sospeso alla Beckett, mette in scena le quotidiane acrobazie del vivere in un sogno dentro al sogno in cui si vola alla Chagall!

Madame Brûlée non è mai la stessa, eppure non cambia mai. Dal suo abito, formato da un cumolo di macerie incenerite a forma di montarozzo (che ricorda la montagna in cui è interrata Winnie di Giorni Felici) spuntano mani e testa e pende ogni sorta d’oggetto: piatti e bicchieri bruciacchiati, vasi di fiori, gabbiette, un grammofono, cornici con vecchie foto, bambole di porcellana, fiocchi e nastrini, ventagli, lampadari, vecchie radio… ogni giorno il cumulo aumenta e lei sprofonda dentro sempre più. Ma la notte, quando s’addormenta dentro il suo guscio vestito gabbietta, riesce a volare esile e leggera come un raggio di luna e ogni volta è diversa. In costante tensione tra il peso della realtà e la leggerezza dei sogni; tra cadute vertiginose e voli inebrianti, Madame Brûlée usa il circo e la danza tra comico e grottesco in una chiave tragicomica e sempre aperta al gioco col pubblico.

C’est la Vie! racconta le vicissitudini di una donna comunemente straordinaria: Madame Brûlée, governante/diva della Caravan Perdù Maison. Esperta apprendista in torte senza uova senza burro senza latte senza farine ma con molto amore, in rimedi e fatture con le ortiche e la salvia e in consulenze paraboliche. Madame Brûlée è grassissima, sa un po’ di bruciato, come dice lo stesso nome, ma quando vuole diventa un acciughina, dentro a suo vestito rosso satinato, sagomato, satin. Una donna coriacea, immobile, che non sta mai ferma. Trasformista: sirena sotto l’acqua, ciclamino al sole, luminosa come una stella nel buoi del cielo. Madame Brûlée è sempre in movimento, eppure non si sposta mai. I suoi sogni d’amore mescolati al caffè latte della mattina e all’umido da buttare la sera… possono trasformare una semplice passeggiata al parco in un odissea avventurosa dall’esito incerto. Suo Marito Monsieur Pas Mal è al lavoro oppure è già uscito con la fidanzata, i loro figli Riquet e Ginette sono a scuola, le amiche Coqui et Coquette attaccate allo smartphone e il suo cane Pierrot si accoppia con tutte le cagnette del parco, mentre lei fa yoga appesa ad un ramo…

Lo stile. I continui smottamenti di realtà, il ritmo serrato e le situazioni paradossali fanno mancare la terra sotto i piedi ai personaggi e allo spettatore che si trovano proiettati in un frenetico e divertente gioco d’acrobazie rocambolesche e in situazioni improbabili ma possibili e riconoscibili da tutti. Il circo e la danza diventano qui strumento d’espressione per eccellenza in grado di rappresentare il fragile equilibrio tra leggerezza e pesantezza, tra realtà e finzione, tra comico e grottesco per un effetto comico e tragico allo stesso tempo. La giocoleria usa oggetti comuni trasformandoli in occasione per leggere il destino, come oracoli da interrogare. Le acrobazie sono la danza delle emozioni che esplode al di fuori, oltre i limiti del sentire e l’animazione di pupazzi e maschere trasformano il quotidiano in magia e astrazione.

C’est la Vie! è adatto ad ogni tipo di pubblico essendo prettamente visivo, dal ritmo dinamico e comprensibile a più livelli. Lo spettacolo cerca di arrivare soprattutto dove il teatro manca, per le strade, nelle piazze, nelle scuole… e va a sostenere iniziative che proteggono l’ambiente e rispettano la natura.

Il LABORATORIO: Costruisci la tua bici

Dedicato ai bambini dai 4 ai 12 anni. Da cosa nasce cosa (Bruno Munari).

Lo scopo del laboratorio è quello di costruire una storia partendo dall’oggetto costruito con materiali di riciclo. Infatti anche un rifiuto può diventare una risorsa per la fantasia e può servire a rendere i bambini consapevoli degli sprechi e più attenti al rispetto e alla cura dell’ambiente. La forma, la materia e il colore degli oggetti vengono tradotti in emozioni e stati d’animo e verbalizzati come storia in cui tutto diventa possibile e libero da preconcetti. Un oggetto può essere bello non solo da un punto di vista estetico ma soprattutto per ciò che racconta.

Obbiettivi:

Conoscere i materiali riciclabili per dare nuove identità alle cose.
Osservare come ad un oggetto possa corrispondere un emozione.
Aumentare la capacità manuale dalla quale poter trarre spunti per la creatività affabulatoria.
Imparare a sviluppare capacità di analisi, memorizzazione e interiorizzazione affermando il proprio sguardo.
Liberarsi da timori e inibizioni.
Cooperazione, mimesi e immedesimazione: imparare ad ascoltare gli altri per conoscere meglio anche se stessi.

Si va dalla costruzione di astronavi all’invenzione mongolfiere, dai sottomarini ai trenini. Potrem(m)o costruire: vascelli fantasma, macchine d’epoca e di formula uno… aereoplanini, tricicli, monopattini e tanto ancora… tutto vale per affrontare il viaggio. Ad ognuno il suo: interstellare, interplanetario, sotto i mari, dentro la terra, nel tempo, tra i sogni e i desideri. Non ci saranno limiti e tutti insieme vedremo cose mai viste!

NOTE

L’ispirazione per C’est la vie è arrivata con la dichiarazione di un famoso ballerino di danza contemporanea, Antony Rizzi, che annunciava la sua intenzione di comporre una coreografia coi movimenti che si fanno in cucina: ripetitivi, precisi, calcolati, ma anche liberi, leggeri, in cui l’imprevisto è uno spunto per creare ciò che prima mancava.

Da allora ho osservato in ogni piccolo gesto quotidiano il suo lato artistico, nascosto dietro i dettagli, le scelte, le coincidenze, le sensazioni appena sfiorate. È dal particolare che si può cogliere l’universale. Osservare con la lente dell’astrazione e dell’ironia la vita le ha conferito leggerezza dando una nuova dimensione anche agli avvenimenti poco felici. L’incendio del mio teatro camper con tutto il materiale di scena accumulato in 15 anni di lavoro ha scatenato delle reazioni a catena imprevedibili che hanno in qualche modo cambiato il corso della mia vita. Intravedendo il lato tragicomico di tutto ciò, ho cominciato ad accomodarmi dentro al personaggio che viene fuori dall’esasperazione dei mie tratti distintivi, attraverso gli occhi della gente che assiste alle sue vicissitudini come ad un’acrobazia assurda e spettacolare. Trasportare la spesa della settimana in equilibri instabili contro qualsiasi legge gravitazionale nei cestini della bicicletta e affrontare la salita di viale Marconi per tornare a casa; andare a prendere mia figlia dall’asilo sempre in bici ma in più col cane al guinzaglio che trotta alla destra; cogliere ai margini della strada fiori e piante commestibili e medicinali (quest’ultime le metto sulle piaghe di mia madre contro ogni parere e assuefatto senso comune); svegliarsi tutti i giorni alle 5 del mattino e fare due ore di yoga con tanto di mantra; mettere la sveglia anche per andare a letto, fare il pane due volte a settimane e la pizza una; fare il sapone e i detersivi in casa una volta al mese; cucire a macchina; stirare tutti i sabato mattina, mentre mio figlio fa i compiti e mia figlia fa altrettanto ma sui muri della cucina appendendosi su qualche mobile; fare una marmellata diversa ogni settimana; lavare tutti i giorni i pavimenti e mettere piante e fiori in ogni angolo scaffale o cassetto della casa; andare dal parrucchiere, esser bella; iscriversi a danza classica a 42 anni; avere un fidanzato super geloso possessivo e anche un po’ violento e vivere con il padre dei miei figli che a sua volta ha un’altra fidanzata… Se guardo tutto ciò dal di fuori le acrobazie che faccio sul mio trapezio volante per guadagnarmi da vivere mi sembrano niente a confronto! Perciò C’est la vie, signore e signori lo spettacolo di una vita e una vita da spettacolo!

Virginia Viviano