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L’Affare Vivaldi

Reggio Iniziative Culturali

L’Affare Vivaldi
dal romanzo di Federico Maria Sardelli (ed. Sellerio)

con Luigi Lo Cascio – voce recitante

e l’Ensemble Modo Antiquo
Federico Maria Sardelli, flauto dritto e traversiere
Raffaele Tiseo, violino
Paolo Cantamessa, violino
Bettina Hoffmann, violoncello
Gianluca Geremia, tiorba

musiche Antonio Vivaldi

direzione musicale Federico Maria Sardelli
drammaturgia Luigi Lo Cascio e Federico Maria Sardelli

Lo spettacolo – in forma di concerto-reading – è interamente dedicato all’opera di Antonio Vivaldi e liberamente inspirato al romanzo “L’affare Vivaldi” di Federico Maria Sardelli, edito da Sellerio, già vincitore del Premio Comisso 2015 per la narrativa. Luigi Lo Cascio riscrive e interpreta il testo di questo questo leggibilissimo libro per raccontare l’itinerario dei manoscritti di Vivaldi attraverso i secoli, ricostrunendo la storia avvincente e quasi sconosciuta di come questi documenti preziosi, e le opere in essi contenuti, abbiano rischiato di sparire nel nulla, e siano stati invece – fortunatamente – ritrovati e da chi.

Tra musiche inedite del giovane Vivaldi, magistralmente eseguite dall’Ensemble Modo Antiquo, la lettura di Luigi Lo Cascio si muove con grande agilità e sicurezza su piani differenti dando allo spettatore l’opportunità di seguire, sia sul piano musicale, sia sul piano musicologico, l’affascinante percorso di un enorme patrimonio musicale che ha rischiato di andare perduto. La fortuna popolare delle “Quattro stagioni” di Vivaldi ha infatti certamente reso il nome del compositore familiare al grande pubblico, al punto forse di costituire un ostacolo alla conoscenza più ampia della sua opera, vasta, complessa e affascinante. I molti appassionati di Vivaldi pur apprezzando le sue composizioni orchestrali e la musica vocale, sia sacra che profana, non sanno però che grandissima parte dell’opus vivaldiana è rimasta per secoli sepolta nelle biblioteche di famiglie aristocratiche più o meno decadute, e che ha rischiato di non riveder mai più la luce.

Quello che rende lo spettacolo particolarissimo e fruibilissimo, è che questa materia, potenzialmente oggetto di dotte dissertazioni e grande erudizione, è trattata dall’attore con deliziosa leggerezza e grande (e fine) senso dell’umorismo. L’artista coniuga il linguaggio e il registro narrativo con un umorismo contemporaneo e con una straordinaria interpretazione dell’ambientazione che passa dall’epoca vivaldiana fino al periodo fascista, in ogni momento con una lingua adatta e allo stesso tempo venata di garbata ironia. L’umorismo che pervade il testo rende lo spettacolo divertente, ancorché alquanto istruttivo e Lo Cascio ha la capacità di adottare un registro sobrio e serio quando la narrazione tocca momenti difficili della storia nazionale.

Sul palco anche lo stesso Federico Maria Sardelli: personaggio eclettico e irriverente, artista poliedrico, studioso – fra i massimi al mondo – della vita e delle opere di Antonio Vivaldi, è in grado di esprimersi molto egregiamente con la penna, con gli strumenti da disegno (è un noto fumettista e vignettista, ma è particolarmente versato anche nel ritratto e nell’acquaforte) oltre che con la bacchetta di direttore (fondatore dell’ensemble “Modo Antiquo”, ha diretto prestigiose orchestre quali quella del Gewandhaus di Lipsia, la Kammerakademie Potsdam, l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino…) e come interprete del flauto, il suo strumento. Figlio di una terra dove la satira pungente ed il “ruzzare” (scherzare, in livornese) fanno parte del Dna collettivo, ma soprattutto figlio di Marc Sardelli (noto maestro disegnatore, ritrattista e pittore).

In conclusione, uno spettacolo che chiunque abbia ascoltato con piacere la musica di Vivaldi dovrebbe vedere – e che rimane piacevolissimo anche per chi si approccia per le prime volte al barocco.

I PROTAGONISTI

Federico Maria Sardelli Direttore

Federico Maria Sardelli
direttore d’orchestra, musicologo, compositore, flautista

Fonda nel 1984 l’orchestra barocca Modo Antiquo con cui svolge attività concertistica in tutta Europa sia in veste di solista che di direttore, nei maggiori festivals di musica antica. È ospite delle maggiori sale d’Europa, come il Concertgebouw di Amsterdam o il Théâtre des Champs-Elysées di Parigi. Federico Maria Sardelli è direttore principale ospite dell’Orchestra Filarmonica di Torino. È invitato come direttore in numerose altre orchestre, come il Gewandhaus di Lipsia, la Staatskapelle Halle, la Kammerakademie Potsdam, la Real Filarmonia de Galicia, il Maggio Musicale Fiorentino, l’orchestra della Fondazione arena di Verona, l’Orchestra da Camera di Mantova, l’orchestra dei Pomeriggi Musicali.

Federico Maria Sardelli incide per Naïve e Deutsche Grammophon, e ha al suo attivo più di quaranta incisioni discografiche, sempre in veste di direttore e di solista. La sua ricostruzione e prima incisione dei Concerti Grossi op. VI di Corelli con strumenti a fiato ha costituito un evento nel panorama della musica antica. Nel Febbraio del 1997 ha ricevuto a New York, per il suo disco Vivaldi, Concerti per molti Stromenti, la nomination ai Grammy Awards, il massimo riconoscimento per l’attività discografica; nel 2000 una seconda nomination è giunta a premiare la sua ricostruzione dei Concerti Grossi di Corelli.

Federico Maria Sardelli è un protagonista della rinascita del teatro musicale vivaldiano dei nostri tempi: sue sono le prime rappresentazioni, incisioni ed edizioni mondiali di numerose opere vivaldiane inedite. Le sue incisioni discografiche sono sostenute dalla Westdeutscher Rundfunk Köln (WDR).

Nel 2005, presso il Concertgebouw di Rotterdam, ha diretto la prima mondiale dell’opera Motezuma di Vivaldi, riscoperta dopo 270 anni. Nel 2006 ha diretto la prima ripresa mondiale dell’opera L’Atenaide di Vivaldi al Teatro della Pergola di Firenze. Nel 2007 è stato direttore principale dell’HändelFestspiele di Halle, dove ha diretto l’opera Ariodante. Nel 2009 ha diretto ed inciso la prima mondiale del Modo alla Rovescia di Salieri, nel 2010 il Giasone di Francesco Cavalli alla Vlaamse Opera e l’Alcina di Händel al Teatro Municipal di Santiago del Cile, nel 2011 il Ritorno di Ulisse in Patria.

Nel 2012 ha inciso in prima mondiale le ultime otto scoperte vivaldiane (New Discoveries II, Naïve) e diretto in prima mondiale il nuovo Orlando Furioso di Vivaldi da lui riscoperto e ricostruito (Festival di Beaune, disco Naïve).

È membro del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi presso la Fondazione G. Cini di Venezia, per il quale ha pubblicato il volume La musica per flauto di Antonio Vivaldi (Olschki, 2002) che è stato tradotto in inglese da Michael Talbot (Ashgate, 2007). Sempre per conto dell’Istituto ha creato e dirige la collana di musiche in facsimile «Vivaldiana», edita da SPES. Numerosissime sono le sue pubblicazioni musicali e musicologiche, edite da Bärenreiter, Ricordi, SPES, Fondazione G. Cini.

Nel luglio 2007 Peter Ryom lo ha incaricato di continuare la sua monumentale opera di catalogazione della musica di Antonio Vivaldi e da quel momento Federico Maria Sardelli è il responsabile del Vivaldi Werkverzeichnis (RV).

Il 28 novembre 2009 la Regione Torscana lo ha insignito, «per l’eclettismo artistico e lo spessore culturale evidenti», della sua più alta onorificenza, il Gonfalone d’Argento.

Nel 2012 è apparso il suo Catalogo delle concordanze musicali vivaldiane (Fondaz. G. Cini/Olschki).

Federico Maria Sardelli è anche pittore, incisore ed autore satirico; ma questa è un’altra storia.

Luigi Lo Cascio

Luigi Lo Cascio
attore e regista

Nato a Palermo nel 1967, Luigi Lo Cascio frequenta per due anni la Facoltà di Medicina e mentre studia per diventare psichiatra il teatro entra nella sua vita a poco a poco, quasi per caso. Si esibisce nelle piazze, in Italia e in Europa, con un gruppo di amici portando spettacoli di teatro di strada, cabaret e pantomime: proprio in una di queste occasioni gli viene offerto un provino con Federico Tiezzi per una piccola parte in Aspettando Godot di Samuel Beckett. E così nel 1989, ancora studente della Facoltà di Medicina, durante le prove e la tournée di Aspettando Godot nei più grandi teatri italiani, Luigi decide di seguire la fascinazione del teatro che irrompe nella sua vita trasformando le sue ambizioni. Il suo talento è subito confermato dal superamento dell’esame di ammissione all’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico dove presenta un brano di Petrolini. Dopo un triennio di intenso studio con grandi maestri, tra cui Luca Ronconi, Mario Ferrero e Giuseppe Manzari, si diploma nel 1992 in qualità di attore con un saggio sull’Amleto curato da Orazio Costa.

Una carriera teatrale intensa e brillante attende Luigi Lo Cascio portandolo fin da subito a lavorare stabilmente sulle scene, diretto da grandi nomi come Elio De Capitani (1990, La sposa di Messina), Giuseppe Patroni Griffi (1992, La signora delle Camelie), Roberto Guicciardini (1993, La morte di Empedocle; 1994, Coriolano; 1997, La figlia dell’aria; 1999, Il figlio di Pulcinella), Carlo Cecchi (1999, Amleto e Sogno di una notte d’estate), Luca Ronconi (2006, Il silenzio dei comunisti, con cui ottiene il Premio UBU come Migliore Attore dell’anno), Vincenzo Pirrotta (2009, Diceria dell’Untore), Federico Tiezzi (2016, Questa sera si recita a soggetto).

Il suo esordio cinematografico avviene nel 2000 con Marco Tullio Giordana che lo sceglie come protagonista per I cento passi, film accorato ed intenso: Luigi Lo Cascio con la sua interpretazione di Peppino Impastato ottiene il David di Donatello come Migliore Attore Protagonista, il Globo d’Oro Premio Migliore Attore Rivelazione, il Premio Saint Vincent-Grolle d’Oro Migliore Attore e la Nomination Nastri d’Argento come Migliore Attore Protagonista.

L’anno successivo interpreta il protagonista di Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni accanto a Sandra Ceccarelli ottenendo alla Biennale di Venezia il Premio Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile, il Premio Pasinetti e due Nomination, una all’European Film Awards come Migliore Attore e una al David di Donatello come Migliore Attore Protagonista.

Nel 2002 fa parte del cast di Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini dove interpreta Claudio, il figlio gay che reprime la sua sessualità alla famiglia, composta dalla madre Virna Lisi e dalle sorelle Margherita Buy e Sandra Ceccarelli.

Nel 2003 torna ad essere diretto da Marco Tullio Giordana in quello che è considerato il suo capolavoro: un film originariamente creato per la tv italiana e che sarà distribuito anche nelle sale: La Meglio Gioventù. Inserito in un cast di nomi eccezionali, calatosi perfettamente nel ruolo di uno psichiatra, Luigi Lo Cascio ottiene le Nomination come Migliore Attore Protagonista al David di Donatello e all’European Film Award, confermandosi uno degli attori più amati dal pubblico italiano. In televisione oltre a La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana, nel 2010 è nel cast de Il sogno del maratoneta di Leone Pompucci e nel 2013 de Il bambino cattivo di Pupi Avati.

Nel cinema è stato poi diretto da Alessandro Piva in Mio cognato (2003), Marco Bellocchio in Buongiorno notte (2003), Eros Puglietti in Occhi di cristallo (2004), Giuseppe Piccioni ne La vita che vorrei (2004, Premio Golden Graal come Migliore Attore Drammatico), Cristina Comencini ne La bestia nel cuore (2005, Premio Golden Graal come Migliore Attore Drammatico), Roberta Torre in Mare Nero (2006), Andrea Porporati ne Il dolce e l’amaro (2006).

Nel 2005 Lo Cascio raccoglie nuovamente la sfida del teatro – da cui aveva iniziato a percorrere la propria parabola artistica – e porta sul palcoscenico un testo complesso e dal fascino misterioso, Nella tana, monologo teatrale che nasce da uno degli ultimi racconti di Kafka, un capolavoro letterario senza tempo che Luigi riscrive, dirige e interpreta come unico protagonista. Nella tana ottiene il Premio Nazionale della Critica 2006.

Due anni dopo con La caccia Lo Cascio rivisita Le Baccanti di Euripide donando anche a questo testo una cifra stilistica propria, una rilettura del classico che pur non tradendo l’intreccio e i temi portanti dell’opera li riattraversa e ne rinnova lo spirito e i molteplici sensi attraverso una partitura scenica che impiega una dinamica varietà di linguaggi espressivi. La caccia riceve il Premio Biglietto d’oro del Teatro come migliore spettacolo per il teatro di ricerca del 2008, il Premio Nazionale della Critica e Luigi Lo Cascio ottiene il Premio Hystrio all’Interpretazione 2008.

Nel 2008 torna al cinema diretto da Spike Lee in Miracle at St.Anna (2008), Giuseppe Tornatore in Baari’a (2009), Pupi Avati ne Gli amici del bar Margherita (2009), Mario Martone in Noi credavamo (2010). Nel 2012 partecipa al film Romanzo di una strage, nel quale viene diretto ancora una volta da Marco Tullio Giordana. E ancora viene diretto da Stijn Coninx in Marina (2013), Paolo Virzi ne Il Capitale Umano (2014), Ivano de Matteo ne I nostri ragazzi (2014, Nastri d’Argento Nomination Migliore Attore Non Protagonista), Francesca Archibugi ne Il nome del figlio (2015, Nomination David di Donatello Migliore Attore Non Protagonista), Paola Tripodi e Marcello Fonte in Asino che vola (2015).

Nel 2013 ha scritto, diretto e interpretato La città ideale. Il film intreccia l’idealismo esasperato e la smania di purezza al rischio di venire travolti, se pure innocenti, dalla macchina inesorabile della giustizia: La città ideale viene nominato Migliore Film Italiano alla Biennale di Venezia del 2013.

Nel 2014 Luigi Lo Cascio presenta in teatro la sua versione di Otello, da lui riscritto in lingua siciliana. Regista e attore nel ruolo di Iago, accanto a Vincenzo Pirrotta (Otello), colloca la vicenda a tragedia avvenuta, dando una nuova versione del gesto omicida.

Nel 2015 dirige e interpreta l’opera teatrale Il sole e gli sguardi che indaga sulla relazione intima ma immediatamente pubblica che emerge dall’opera in versi di Pasolin,i fino ad una radicale e sofferta meditazione sul senso e sul destino della sua esperienza di poeta.

Sardelli-Lo Cascio

Modo Antiquo
orchestra barocca

Fondata da Federico Maria Sardelli nel 1987, l’Orchestra Barocca Modo Antiquo unisce musicisti dotati di grandi capacità, gusto per il virtuosismo strumentale e profonda conoscenza dei linguaggi e delle prassi esecutive storiche.

Caratterizzata per uno specifico approccio alla musica barocca italiana ed a Vivaldi in particolare, Modo Antiquo si è affermata come una delle orchestre più dinamiche e dotate. Sotto la bacchetta di Federico Maria Sardelli è regolarmente invitata nei maggiori festival e nelle più illustri sale da concerto. La sua discografia conta più di quaranta titoli, fra cui si trovano molte prime registrazioni mondiali, come l’integrale delle Cantate e dei concerti per traversiere di Vivaldi, la ricostruzione dei Concerti Grossi di Corelli con strumenti a fiato aggiuntivi, i Concerti di Parigi di Vivaldi, e molti altri titoli.

Modo Antiquo è l’unico gruppo barocco che ha ricevuto ben due nomination ai Grammy Awards: la prima per il disco Vivaldi, Concerti per molti istromenti, votato quale uno dei migliori CD del mondo nel 1997; la seconda nel 2000 per i Concerti Grossi Op. VI di Corelli.

Modo Antiquo è protagonista della rinascita dell’opera vivaldiana dei nostri tempi: sue sono le prime registrazioni e rappresentazioni delle opere Arsilda Regina di Ponto, Tito Manlio, Orlando Furioso e Atenaide, Orlando Furioso 1714. Nel 2005 ha eseguito al De Doelen Concertgebouw di Rotterdam la prima mondiale di Motezuma, riscoperto dopo 270 anni, mentre nel 2012 ha eseguito la prima mondiale del nuovo Orlando vivaldiano, inciso per Naïve.

Modo Antiquo è uno degli ensembles di punta dell’etichetta francese Naïve, per la quale ha registrato numerosi CD (l’opera Atenaide, i Concerti di sfida con Anton Steck, una monografia con Anna Caterina Antonacci, Arie d’opera inedite, Vivaldi new discoveries, etc.). Modo Antiquo incide inoltre per Deutsche Grammphon, con cui ha recentemente realizzato una fortunata antologia di arie d’opera di Händel.

Fedra

Fedra

di Ghiannis Ritsos

con Isabella Ferrari

e con Georgia Privitera – violino

regia Vittoria Bellingeri

La poesia e il mito greco, ovvero le radici e l’essenza stessa della comune cultura e civiltà occidentale, rivivono nella Fedra firmata da Ghiannis Ritsos, uno dei più importanti poeti ellenici del ventesimo secolo. Protagonista Isabella Ferrari, attrice amatissima dell’universo cinematografico, diretta da Vittoria Bellingeri e accompagnata dalla violinista Georgia Privitera.

In questa efficace rilettura estremamente contemporanea, Isabella Ferrari dà voce alla passione impossibile di Fedra per Ippolito, figlio del suo sposo, l’ateniese Teseo.

A lungo internato nei “campi di rieducazione nazionali” a causa del suo manifesto marxismo, decisamente poco gradito nel dopoguerra greco, tra la guerra civile e la dittatura dei colonnelli, Ghiannis Ritsos, attraverso una lingua piana, diretta e per questo estremamente efficace, usa le maschere dell’antica Grecia per parlare di democrazia, per far emergere le crisi sociali e quelle individuali, e infine per portare alla luce i sottili contrasti che disorientano e al tempo stesso fanno percepire con l’immediatezza della sensazione pura tutto il dolore di una vita di opposizione al regime.

Anche Ritsos, come tanti drammaturghi, da Seneca a D’Annunzio, sedotto dal mito di Fedra, le ha dedicato un’opera, concentrandosi sul suo eros proibito, sulla sua psicologia.

La dichiarazione d’amore della Fedra di Ritsos ad Ippolito è una confessione che si svela gradualmente, sofferta, dilazionata con allusioni, rimandi, dichiarazioni indirette fino allo svelamento finale.

La “sua” Fedra esplora i turbamenti contrastanti di una donna vittima delle proprie passioni e dei sensi di colpa che ne scaturiscono.

Un monologo di grande intensità trova nell’interpretazione di Isabella Ferrari una preziosa e intensa dimensione di poesia e di sogno, impreziosita dalle note del violino di Georgia Privitera.

Ghiannis Ritsos

Poeta, scrittore e illustratore greco Ghiannis Ritsos, era stato fortemente osteggiato durante il colpo di stato dei colonnelli del 1967 arrivando anche alla deportazione nel campo di concentramento di Partheni sull’isola di Leros. Solo in seguito ai movimenti d’opinione internazionali in suo favore, gli venne concesso il domicilio coatto ad Atene, dove morì nel 1990. Autore di numerose raccolte di poesia, completò proprio durante l’esilio la serie di monologhi d’ispirazione mitologica “Quarta dimensione”, di cui fa parte “Fedra”.

CordeMar

 

Cor de Mar

di e con Franca Masu – voce

e conSade Mangiaracina – pianoforte

Salvatore Maltana – contrabbasso

Massimo Russino – batteria

Franca Masu è un’artista dalla voce passionale e dalla versatile personalità che si rivela in tutta la sua pienezza, maturità e ricchezza di registri in questo nuovo live dove Alghero e il prezioso catalano sono al centro del suo cuore di donna e di musicista. Storie d’amore, di gente marinara, storie lontane ma sempre così prossime al nostro vivere contraddistinguono un repertorio ricco e struggente, accattivante ed evocativo.

Per Franca Masu la voce diviene un’archeologia esistenziale, una speleologia dello spirito: parte da ottave basse, dal profondo dove va a pescare i coralli in cui i vissuti si sono magnificamente rappresi, e poi risale altissima con il suo prezioso carico per restituirlo, in cima alla scala, al vento, alla luce, al sole, alla calda fluidità avvolgente delle cose vive. Il suono della sua voce abbraccia i mari attraversandoli da Napoli a Lisbona, dalla Catalogna al Sud America; per poi ritornare in Sardegna, come in una danza d’amore.

Con lei un trio d’eccezione che pur provenendo dal jazz, sa tenere ben stretto il laccio con la profonda capacità interpretativa e la sensibilità di Franca Masu.

Occhi

MORSE

Occhi

di e con Andrea Gallo Rosso

sound design Federico Dal Pozzo
foto Angelo Bellotti

produzione MORSE
con il sostegno di Mosaico Danza

ospitata in residenza da Chorodanza, mcf belfioredanza, Opificiodellarte

si ringrazia Piemonte dal Vivo

Chiudendo gli Occhi si apre un mondo di differenti sensazioni: tempo e suoni cambiano, il contatto

con gli altri è sospeso. Arrivano emozioni, ricordi, paure..

La ricerca sul movimento di OCCHI parte dal privarsi della vista ricostruendo un’equilibrio fisico ed emotivo, cercando nuovi canali comunicativi.

Focalizzandosi sul “dentro” si riscoprono memorie lontane, arrivano poco a poco come l’alfabeto

morse che ripete: “e d’improviso il filo si spezza e ti ritrovi a galleggiare”.

L’assolo è riempito del vissuto personale di Andrea: un incidente. Il corpo nello spazio disegna tre scene: un “prima” con la sua normale routine; un evento “improvviso” distruttivo e rigenerante; un “dopo” con il suo potenziale carico di cambiamento. In OCCHI si sottolinea che in ogni istante si può cambiare.

L’assolo, sia urbano che teatrale, nell’attuale versione ha debuttato a Les Reperages 2013 al CDC / Le Gymnase di Roubaix come azione alla mobilità di MosaicoDanza, dopo la presentazione dello studio durante INTERPLAY12. E’ stato selezionato e presentato nell’ambito della White Night di Skopje, tra le attività implementate nel quadro dell’accordo di collaborazione tra la Città di Torino e la Città di Skopje. Arriva in Olanda al Punch! Festival nel 2013 e più volte in Belgio e Germania per Danse en Ville Festival (13-15-16).

Il lavoro prevede una parte laboratoriale rivolta a non professionisti, quando possibile e in accordo con l’organizzazione. Il LAB vuole dare uno strumento per facilitare la comprensione dei contenuti di Occhi, inoltre diventa un mezzo di avvicinamento alla danza per un nuovo pubblico.

Il coreografo

Andrea Gallo Rosso dall’inizio del suo percorso è sostenuto da MosaicoDanza. Vince la prima esizione del bando Residenze Coreografiche Lavanderia a Vapore 3.0 di Piemonte dal Vivo dove nasce PostProduzioneDUO, sostenuto da Essere Creativo 2016 di Hangartfest e AMAT e per il 2017 dal partenariato tra le residenze Settimo Cielo / Teatro di Arsoli e CLAPSpettacolodalvivo.

PostProduzioneTRIO è coprodotto dal festival Oriente Occidente 2015 dove debutta.

Andrea partecipa alla Vetrina della Giovane Danza d’Autore@ 2014 e 2015, è finalista a Les HiverOclites di Avignone 2015 e al premio Equilibrio Roma 2014 vince DE.MO/MOVIN’UP 2013 di MiBACT e GAI. Partecipa a Dance Roads 2014 con il supporto della UE e Mosaico Danza.

Ad oggi i suoi lavori sono stati presentati in 7 paei stranieri.

La compagnia

Nel 2014 con altri professionisti, studiosi e appassionati del campo coreutico e culturale, Andrea Gallo Rosso fonda MORSE. L’associazione promuove la ricerca artistica focalizzandosi sulla produzione e sull’esplorazione di nuove possibilità artistico/comunicative. La sua vocazione si delinea nella creazione di dispositivi e percorsi di avvicinamento alla Danza Contemporanea, partendo dalla profonda convinzione che questa forma d’arte sia un potente mezzo per l’inclusione e il benessere psico-fisico di ogni individuo. PostProduzione # LAB è il primo percorso laboratoriale attivato, che vuole permettere la creazione artistica aprendo un dialogo diretto con il territorio e che, in sinergia con Piemonte dal Vivo, è stato attivato alla Lavanderia a Vapore di Collegno.

Danzando sulle Tracce del Tempo

Danzando sulle Tracce del Tempo

con

Beatrice Carbone – ballerina solista del Teatro alla Scala

Davit Galstyan – primo ballerino del Ballet du Capitole

Trio di Milano

Laura Marzadori – violino

Eugenio Silvestri – viola

Sandro Laffranchini – violoncello

musiche di Wolfgang Amadeus Mozart e Jean Francaix

coreografia

Mick Zeni – primo ballerino del Teatro alla Scala

Un affascinante viaggio tra visioni ed emozioni sulle note di Wolfgang Amadeus Mozart e Jean Francaix, con le coreografie originali di Mick Zeni (primo ballerino del Teatro alla Scala) interpretate da Beatrice Carbone (ballerina solista del Teatro alla Scala) e Davit Galstyan ( primo ballerino del Ballet du Capitole). Classici accenti e suggestioni del Neoclassicismo francese s’intrecciano in un racconto per quadri, tra raffinati e virtuosistici assoli e pas de deux, sulla colonna sonora eseguita dal vivo dal Trio di Milano formato da tre musicisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala: Laura Marzadori al violino, Eugenio Silvestri alla viola e Sandro Laffranchini al violoncello.

 

I protagonisti

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Beatrice Carbone – ballerina solista del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala

Inizia a studiare danza con la madre a otto anni. A 15 anni vince una borsa di studio per la Royal Ballet School di Londra e lo stesso anno entra alla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano, dove si diploma a 18 anni. Da subito inizia ad interpretare ruoli da solista e prima ballerina.

A 21 anni viene promossa solista dallʼallora direttrice ElisabettaTerabust. Fra i tanti ruoli che ha interpretato si ricordano:

A 18 anni balla Giulietta con Raffaele Paganini in tournée in tutta Italia, Olga e Tatiana nel balletto Onegin di J.Cranko con Robert Tusley, e Kitri, Ballerina di strada e Regina delle Driadi nel balletto Don Chisciotte di R.Nureyev a fianco di Thomas Edur, Carmen di R.Petit, la Strega Principale nel balletto Streghe di Venezia, coreografia M.Bigonzetti, Giselle nella versione moderna di Mats Ek, Myrta nella Giselle moderna di Sylvie Guillèm, Myrta nella Giselle Classica, Gamzatti in Bayadere di Makarova con Igor Zelensky e JoseM.Carreno, LʼAngelo nellʼAnnunciazione di Angelin Preljokaj, Erminia in Sogno di una notte di mezza estate di Balanchine, una delle tre Sorellastre nella Cenerentola di Nureyev, Passo a due dei Contadini con Roberto Bolle nel balletto Giselle di Patrice Bart, Passo a Tre nel Lago dei Cigni di R.Nureyev, LʼAmante in Manon di MacMillan, una delle tre Muse in Apollon Musagete di Balanchine, il ruolo principale nel balletto Le Parc di A. Preljokaj, La Luna ne La Gioconda di Derek Deane, Aida – coppia principale con Roberto Bolle, Faust coppia principale con Maximiliano Guerra e Massimo Murru, Fata Principale, Fata Violante e Passo a Cinque ne La Bella Addormentata di R. Nureyev, e interpreta Artifact di W. Forsythe.

Ha vinto numerosi premi come giovane promessa della danza italiana fra cui: Premio Positano, Premio Acqui Danza, La Giara dʼArgento a Taormina, Les Etoiles De Ballet2000 – Prix International De Danse.

Partecipa a Opera di Ratmansky, ballando con Massimo Murru, creazione al Teatro alla Scala, Mediterranea di Bigonzetti. Nel 2015 ha ballato una stagione al Theatre du Capitole di Tolosa in qualità di Solista.

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Davit Galstyan – primo ballerino del Ballet du Capitole

Figlio d’arte, frequenta la scuola di ballo a Yerevan in Armenia.

A 15 anni vince al concorso di Losanna il premio Nureyev e la borsa di studio lo porta al Royal Ballet di Londra dove si diploma.

Successivamente entra al Ballet du Capitole dove diventa Primo Ballerino.

I ruoli principali da lui interpretati sono quello di Basilio in Don Chisciotte di N.Glushak e K. Belarbi; Franz in Coppelia di Glushak e di Belarbi; James in Silphides di Bourbonville; Uccellino blu nella Bella Addormentata di Petipa; Il Corsaro nel Corsaro di Belarbi; Albrecht in Giselle di Belarbi; Solor in Bayadère di Nureyev; Don Pedro in La reine morte di Belarbi; Le jeune homme nel Myrages di Lifar. Ha inoltre danzato – sempre in ruoli principali – ne Il figliol prodigo di Balanchine; Who care’s di Balanchine; Vertiginous di Forshyte; Tarantella pas de deux di Balanchine; Theme and variations di Balanchine; Petite mort di Kylian; e Por vos muero di Duato.

Il coreografo

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Mick Zeni – primo ballerino del Teatro alla Scala

Nasce a Verona dove inizia all’età di sette anni gli studi di danza. Nel 1990 è ammesso alla scuola di Ballo del Teatro alla Scala dove si diploma nel 1994. Lo stesso anno entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala dove danza il repertorio classico e quello contemporaneo dei più importanti coreografi.

Interpreta ruoli principali come Lucien in Paquita (Petipa), Oscurantismo in Excelsior (Dell’Ara) al debutto all’Opéra di Parigi, Gatsby in Il Grande Gatsby (Prokovsky), Primo Ballerino in Etudes (Lander), Siegfried in Il lago dei cigni (Nureyev e Bourmeister), Frollo in Notre Dame de Paris (R.Petit), Albrecht nella versione di Giselle di S.Guillem nelle tourneé scaligere a Los Angeles, New York e Londra e nella versione Chauviré. Romeo in Romeo e Giulietta (MacMillan) esibendosi anche al Teatro Bols’oj di Mosca.

Il Principe in Lo schiaccianoci (Nureyev e Polyakov), Oberon e Il Cavaliere di Titania in Sogno di una notte di mezza estate (Balanchine) nelle tournée a Baden-Baden, Venezia, Bologna, Turchia, Atene, San Paolo, Rio de Janeiro, San Pietroburgo (al Teatro Mariinskij), Hong Kong, Pechino, Tianjin, Shanghai e in Danimarca.

Nel 2001 Sylvie Guillem lo invita a New York e Londra per interpretare Albrecht nella “sua” Giselle. Nel 2002 interpreta “l’Oscurantismo” in Excelsior all’Opéra National de Paris con il Balletto della Scala. Nel 2003 è artista ospite al Teatro San Carlo di Napoli e al Teatro Comunale di Firenze dove danza in Romeo e Giulietta e Lo schiaccianoci.

Con il Balletto della Scala interpreta anche il ruolo di Johann in Il pipistrello di Roland Petit, “Pharaon” e nell’opera inaugurale della stagione 2003/2004 Moise et Pharaon, Des Grieux in L’histoire de Manon (MacMillan), Onegin nel balletto omonimo di John Cranko e Basilio in Don Chisciotte di Rudolf Nureyev con il quale al termine della recita, nell’ottobre 2003, ottiene la nomina a primo ballerino.

Nel 2004 viene scelto da Maurice Béjart per interpretare L’Eletto in Le sacre du printemps. Nel 2006 danza nel ruolo del “Matto” accanto ad Alessandra Ferri in La Strada. Nel 2008 Roland Petit lo sceglie per interpretare Le Jeune homme et la Mort e L’Arlésienne per le rappresentazioni di “Serata Petit” al Teatro Regio di Parma e al Teatro alla Scala a Valencia, Mosca, Ancona e Catania dove danza con Massimo Murru e successivamente con l’étoile dell’Opéra di Parigi Benjamin Pech anche il passo a due da Proust di Roland Petit. Nel 2009 è Franz in Coppélia, nuova creazione di Derek Deane per il Balletto della Scala; nel “Trittico Novecento” danza Bella Figura di Jiří Kylián e il passo a due principale di Voluntaries di Glen Tetley; è inoltre tra i principali interpreti di Pink Floyd Ballet di Roland Petit alla Scala e nelle successive tournée estive. Sempre nel 2009 è all’Arena Flegrea di Napoli nel gala “Roberto Bolle and Friends”. Nel 2010, ospite al Teatro Massimo di Palermo è Franz in Coppélia di Roland Petit. Sempre lo stesso anno balla con Eleonora Abbagnato il passo a due “Per L’ultima volta” di L.Cannito ed è chiamato al teatro NCPA a Beijing per la creazione del balletto dramma “Marco Polo” dove riscuote un grande successo.

Contemporaneamente all’attività di Primo Ballerino del Teatro alla Scala, dal 2007 si dedica sempre più spesso alla coreografia creando prima il solo “FLAMME”, il quale sarà inserito ed ampliato nel 2008 nello spettacolo “SPHAIROS”, trittico di emergenti coreografi della Scala. Nello stesso anno crea con il coreografo Gianluca Schiavoni lo spettacolo “TRA TERRA E MARE” al “Calagonone Jazz Festival, e ancora per lo stesso del 2009 lo spettacolo “DJANGO”.

Nel 2011 realizza una coreografia per l’Opera “ATTILA” di Giuseppe Verdi con la regia di Gabriele Lavia. Nello stesso anno realizza la coreografia per il cortometraggio “LA PASSIONE” regia di Andrea Forte.

Trio di Milano

Laura Marzadori – violino

Nata a Bologna nel 1989, è tra le migliori promesse violinistiche di livello internazionale del nostro Paese. Fin da giovanissima si è imposta all’attenzione del pubblico e della critica, conquistando i massimi riconoscimenti in numerosi concorsi tra i quali la Rassegna Nazionale “Andrea Amati” di Cremona (presidente di giuria Salvatore Accardo), il Premio Nazionale delle Arti di Roma (presidente di giuria Uto Ughi), il Concorso Internazionale Postacchini di Fermo e vincendo nel 2005 il più importante concorso violinistico d’Italia: il Premio “Città di Vittorio Veneto”. Laura Marzadori, che nell’occasione si è aggiudicata anche il premio Gulli per la migliore esecuzione di Mozart, è la più giovane vincitrice del Concorso dalla fondazione. Già a 17 anni Salvatore Accardo la definì uno dei maggiori astri nascenti del panorama violinistico internazionale. Si è esibita in numerosi concerti sia in Italia che all’estero (Stati Uniti, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Ucraina, Germania, Svizzera, Turchia, fino in Sud America, in Uruguay e al Teatro Coliseum di Buenos Aires in Argentina). Da solista ha già collaborato con importanti direttori esibendosi con orchestre quali la Filarmonica Toscanini, l’Orchestra del Regio di Parma, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana e l’Orchestra Regionale di Roma e del Lazio con la quale ha riscosso grande successo al CRR Konser Salonu di Instanbul e all’auditorium Parco delle Musica di Roma con il Concerto N° 1 di Paganini. In questa stessa sede si era già esibita nel Dicembre 2006 nel Concerto della Solidarietà promosso dal Ministero per i Beni Culturali e ripreso da RAI TV. Si dedica anche alla musica da camera, suonando in formazioni cameristiche con musicisti quali Salvatore Accardo, Pavel Berman, Rocco Filippini, Bruno Canino, Antonio Meneses, Antony Pay e Bruno Giuranna (con il quale ha recentemente eseguito le bachiane Variazioni Goldbergnella versione dello stesso Giuranna per violino, viola e violoncello). Diplomatasi con lode e menzione speciale al Conservatorio Martini di Bologna, ha studiato e continua a perfezionarsi con prestigiosi insegnanti: con Marco Fornaciari, con Pavel Berman presso l’Accademia Incontri col Maestro di Imola e con Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e alla Chigiana di Siena, dove ha ricevuto per due anni consecutivi il Diploma d’Onore riservato ai migliori allievi. Ha seguito inoltre una corso di perfezionamento con Giuliano Carmignola nell’ambito delle attività dell’Orchestra Mozart. Nell’ultimo anno ha partecipato a numerose masterclass col celebre Maestro Zakar Bron. Suona un violino Gian Battista Rogeri del 1701 di proprietà della Fondazione Pro Canale.

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Eugenio Silvestri – viola

Ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di cinque anni. Come pianista ha vinto due volte il Primo Premio in concorsi internazionali. Ha in seguito cominciato lo studio del violino, con i maestri G. Bertagnin e M. Lorenzini e lo studio della viola, diplomandosi nel 1999 sotto la guida del M° Poggioni presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano con il massimo dei voti. Nel 1998 ha vinto la Borsa di studio del Concorso “Città di Vittorio Veneto”. Si è perfezionato alla Scuola di Musica di Fiesole con i maestri Farulli Piero, Ghedin, Zanettovich, Danilo Rossi. Nel 2006 e nel 2007 è stato scelto dal famoso violista Juri Bashmet per frequentare le sue lezioni all’Accademia Chigiana di Siena, ricevendo nell’ultimo anno anche una borsa di studio. A soli 17 anni è entrato a far parte dell’Orchestra Giovanile Italiana con la quale si è esibito in Italia e all’estero insieme a prestigiosi direttori e solisti (Giulini, Sinopoli, Inbal, Zimermann, Berio…). È stato più volte invitato a effettuare tournées con l’Orchestra Giovanile Europea. Collabora con l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra della RAI di Torino, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra Simphonica Toscanini, l’Orchestra dell’Arena di Verona e I Solisti di Pavia. Ha tenuto concerti in duo con i pianisti F. Silvestri e D. Dvorkin e in varie formazioni cameristiche, in particolare con il Quartetto “Nuove Vie”, con il quale ha vinto tra l’altro il “Premio Galbiati”, ha registrato per la casa discografica Stradivarius il quartetto di Schumann e ha suonato in diretta per Radio Popolare. Sempre insieme al Quartetto “Nuove vie” ha debuttato nel 2003 al Mozarteum di Salisburgo. Come solista ha suonato e registrato nel 2002 la Sinfonia Concertante di Mozart con L’Orchestra “Città di Magenta”. Sempre come solista è apparso nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano suonando il concerto per viola ed orchestra di K. Stamitz, accompagnato dall’Orchestra Guido Cantelli. Ha tenuto per la stagione del Pomeriggi Musicali nel chiostro di Palazzo Marino un recital interamente dedicato ad opere per strumento solo di J. S. Bach nell’ambito delle celebrazioni nel duecentocinquantesimo anniversario della scomparsa del compositore tedesco. Ha inciso due cd con l’Ensemble Risognanze di musiche di Grisey e Castiglioni. È stato invitato da “La Società dei Concerti” a tenere recitals con pianoforte nel 2002 al Teatro delle Erbe e nel 2003 nella sala Puccini del Conservatorio G. Verdi di Milano. Il compositore M. Del Prete gli ha dedicato una Passacaglia per viola sola e un pezzo per basso, fagotto e viola.

Sandro Laffranchini e il Mare phLuisa Sclocchis

Sandro Laffranchini – violoncello

Discendente da una famiglia di musicisti di scuola bresciana di antiche tradizioni, inizia lo studio del violoncello a sei anni sotto la guida del padre (primo violoncello della Scala dal 1969 al 2005), proseguendo gli studi al Conservatorio di Milano con Maria Leali, dove si diploma nel 1993 con lode e menzione d’onore. Si perfeziona alla Fondazione Romanini con M. Brunello, alla Stauffer di Cremona con R. Filippini, per proseguire il proprio iter alla Hochschule di Basilea, con T. Demenga, nel 1999. Premiato nei principali concorsi internazionali italiani (concorso Stradivari, Rotary, Pinerolo, Stresa) ha intrapreso poi il proprio percorso come primo violoncello, dapprima come vincitore di concorso all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, nel 1998, poi a Milano, dopo aver vinto nel 1999, primo classificato, il concorso di Primo violoncello del teatro e della Filarmonica alla Scala, ruolo che ricopre tuttora. Dal 2003 in poi collabora come violoncello di spalla per la World Orchestra for Peace, direttore V. Gergiev, con la quale ha effettuato tournèe nelle sale più prestigiose a livello mondiale, suonando fra l’altro il celebre assolo del Guglielmo Tell di Rossini, per i BBC proms alla Royal Albert Hall di Londra. Nel 2007 ha collaborato con lo stesso ruolo con la London Symphony Orchestra e negli anni successivi con l’orchestra dell’Opera di Zurigo. Come solista ha suonato con le orchestre: Filarmonica Italiana, Aosta, Umbria e Siciliana, Osaka Simphony, Siberian Simphony di Krasnoyarsk, e con le orchestra da camera della Scala ( Archi, Virtuosi e Cameristi). Ha all’attivo diverse incisioni discografiche con l’Altus trio, formato dal violinista Klaidi Sahatchi e dal pianista Andrea Rebaudengo, tra le quali si segnalano i trii di Schumann, Donizetti e Bernstein. Per la casa discografica Limenmusic, sono pubblicate nel 2015 le suites di Bach in cd e dvd. Dal 2011 ha assunto l’incarico di coordinatore artistico dell’Ensemble del Teatro Grande di Brescia. Suona un violoncello Carlo Antonio Testore del 1730, suo compagno preferito per le doti strumentali di voce dolce e profonda.

Supplici a Portopalo

Supplici a Portopalo
dalla tragedia di Eschilo alle parole dei rifugiati

con Vincenzo Pirrotta – Gabriele Vacis

ideazione e drammaturgia Monica Centanni
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
collaborazione alla drammaturgia Anna Banfi
riprese video Michele Fornasero

regia Gabriele Vacis

Sulla costa siciliana, divenuta frontiera delle rotte della disperazione del Mediterraneo, un coinvolgente racconto teatrale, basato sul dramma Le Supplici di Eschilo, che mette in scena la difficile decisione della città di fronte alla richiesta di asilo di chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla carestia. La spietata logica del respingimento di chi si presenta supplice, alle porte della città, a chiedere aiuto è deprecabile e inaccettabile per le leggi non scritte del codice etico della gente di mare, ma anche per la sensibilità di una comunità civile. Ma non basta la carità, non basta la pietà: solo la dimensione politica insegna già Eschilo 2500 anni fa può affrontare e risolvere positivamente, nel segno del bene comune, la difficoltà di migranti e cittadini.

Eschilo compone le Supplici intorno al 460 a.C.: il racconto inizia con uno sbarco, lo sbarco di un gruppo di migranti in fuga dal proprio paese, l’Egitto, giunti a chiedere asilo in Grecia al re della città, e si conclude con la decisione dell’intera città greca di accogliere gli esuli come astóxenoi ‘stranieri e insieme nuovi cittadini’, in nome dei diritti sacri dell’ospitalità.

Portopalo è una città di frontiera sulla punta estrema della Sicilia, un piccolo paese che vive quotidianamente la realtà degli sbarchi e il problema dell’accoglienza, in cui una piccola comunità di pescatori e di contadini è costretta a misurarsi con una legislazione ambigua, a fare i conti con norme restrittive e violente che non fanno parte del codice tradizionale delle genti di mare. Portopalo è lo scenario su cui le parole antiche di Eschilo e i racconti dei migranti del nostro tempo acquistano una nuova vitalità.

Qual è il ruolo del teatro oggi? Può una tragedia di Eschilo, un’opera di 2500 anni fa raccontare il nostro presente? Quante Portopalo ci sono in Europa? E quanto a lungo può continuare questo racconto?

il testo di Eschilo si intreccia e si confonde con le tragiche testimonianze dei migranti che esuli dai loro paesi, in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla carestia, dopo viaggi estenuanti per terra e per mare giungono sulle coste del nostro Mediterraneo, a chiedere asilo, a cercare una nuova patria. Così il racconto teatrale si fa orazione

civile e riflessione collettiva. Il teatro recupera così la funzione originaria che aveva nell’Atene del V secolo a.C.

Oggi come allora, il teatro ha senso soltanto se ‘ricorda’ il suo originario ruolo politico.

Lo stesso mare

Nidodiragno/CMC

Lo stesso mare

con Maria Amelia Monti – Edoardo Erba

e con
Simone Campa – voce e percussioni
Celeste Gugliandolo – voce
Alessandra Osella – fisarmonica

testi Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Aldo Palazzeschi,
Umberto Saba, Italo Calvino, Federico García Lorca, Charles Baudelaire, Gabriele D’Annunzio, Ugo Foscolo, Ferdinando Pessoa, Emily Dickinson, Jorge Luis Borges, Nazim Hikmet, 
Alceo e Alcmane, Konstantinos Kavafis, Adonis, Mahmoud Darwish

consulenza letteraria Giuseppe Conte

musiche Franco Battiato, Gianmaria Testa, Rosa Balistreri, Dulce Pontes, Goran Bregović

musiche tradizionali del Sud Italia, mediorientali, turche

Il fascino ambiguo e pericoloso del mare – simbolo di libertà e sconfinati orizzonti, antica via d’acqua solcata da navi veloci, ma anche divinità capricciosa capace di travolgere destini, nel cui profilo ora calmo ora tempestoso si riflettono i cangianti stati d’animo e le segrete inquietudini – rivive sulla scena ne “Lo stesso mare”. Un recital pensato come un ideale viaggio attraverso i secoli, quasi un periplo lungo le coste del “mare nostrum”, di città in città, di paese in paese, per registrarne le luci, i colori, i suoni, i profumi. Un intrigante diario di bondo, una storia fatta di storie, in cui si intrecciano miti e leggende, tra visioni di angiporti malavitosi e distese marine luccicanti, da cui affiora il ricordo di amori speziati dalla salsedine e di viaggi della speranza.

Una navigazione ideale affidata alle voci di Maria Amelia Monti e Edoardo Erba – compagni nella vita e nell’arte – fatta di prosa e poesia, attraverso le parole dei grandi autori del Novecento, da Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Aldo Palazzeschi, Umberto Saba e Salvatore Quasimodo, e ancora la sensibilità preromantica di Ugo Foscolo e la sensualità di Gabriele D’Annunzio. Nell’itinerario s’incontrano anche Federico García Lorca, Charles Baudelaire e Ferdinando Pessoa, Emily Dickinson, Jorge Luis Borges e Nazim Hikmet – fino ad approdare nella Grecia di Konstantinos Kavafis e Adonis e degli antichi poeti ellenici. I versi del grande poeta palestinese Mahmoud Darwish s’intrecciano alle architetture fantastiche delle “città invisibili” di Italo Calvino, per un itinerario lungo le rotte e le correnti dell’antico Mare Nostrum, tra memoria e futuro.

Un vibrare intenso e multiforme, un viluppo di suggestioni che avrà il suo corrispettivo musicale, tra inediti accostamenti e contaminazioni ad opera di tre professionisti quali Simone Campa (voce e percussioni), Celeste Gugliandolo (voce) e Alessandra Osella (fisarmonica). Un’ammaliante colonna sonora che spazia dalle canzoni di Franco Battiato e Gianmaria Testa alla voce di Sicilia, Rosa Balistreri e dal canto lusitano di Dulce Pontes e alle note travolgenti di Goran Bregović alle musiche tradizionali del Sud Italia, della Turchia e del Medio Oriente.

MedeAssolo

BAM Teatro

medeAssolo

da Lucio Anneo Seneca
tradotto e adattato da Paolo Magelli

scene Lorenzo Banci

musiche Arturo Annecchino

il teatro non è tra noi per sostenere la realtà, ma per rendercela insopportabile”

Heiner Müller

“La cosa bella dei ruoli a teatro è trovare all’interno del personaggio una contraddizione, un buco dentro il quale sprofondare improvvisamente.”

Rivivere un personaggio dopo averlo abitato a lungo.

Riscriverlo tolto dall’impianto originario, quello classico della tragedia (per intenderci personaggi, coro), pensato per voce sola che consuma il racconto di una vita di sofferenza, tradimento e male di vivere.

Come in un corpo a corpo, in cui alla fine i colpi si mischiano e fanno lo stesso rumore.

Questa Medea, che nasce dalla traduzione di Seneca, si arricchisce in qualche modo della lezione e della modernità a cui la consacra Heiner Müller e degli innesti mitteleuropei nell’adattamento che ne fa Paolo Magelli, declinando la partitura per voce sola.

Il tradimento e la guerra, la difficoltà a sentirsi parte di qualcosa, di una comunità, di una famiglia e l’orizzonte piatto ed inquietante, senza segni, che sembra spalancarsi inesorabile davanti agli occhi di Medea: sono questi stessi temi a ben pensare la traccia della inquietudine del nostro presente?

Dunque, riproporre Medea, protagonista del Teatro fin dal 431 ac, come se non fossero bastate così tante epoche e tentativi a raccontarla, portarla oggi sulla scena ha più significato che mai.

Medea è un personaggio che insegue e fa interrogare perché -pure in un vuoto ed una disperazione desolante- prova ad essere se stessa, a infrangersi contro la sua autenticità e a dispetto di tutto, a viversi, seppure nel dolore.

Rilancia con la sua identità di “barbara della Colchide” il concetto di straniero e la sua inclusione, professa l’amore eppure raggiunge l’abisso del gesto amoroso.

Percorre tutto Medea, cerca continuamente una strada, compensa a suo modo, come può, si lascia vivere sapendo in fondo che la lotta è essa stessa vita.

Il perimetro familiare diventa platea delle guerre e delle esplosioni dei rapporti umani: chi non ci ha pensato mai, almeno una volta?

Tracce nella città sommersa

Tracce nella città sommersa

Percorso teatrale nel sito archeologico di Nora

testo e regia Rossella Dassu

con Sharon Caboni, Rossella Dassu, Lara Farci, Marco Secchi, Marco Ponti

Gli Iberi, dopo Aristeo, si trasferirono in Sardegna sotto la guida di Norace e da essi fu fondata la città di Nora, e tramandano che questa fosse la prima città dell’isola. Si dice che Norace fosse figlio di Hermes e di Eritheia figlia di Gerione.” Pausania

Una distesa infinita di acqua chiamata mare.

A destra la torre.

A sinistra le terme.

In mezzo il tempo, questo spartiacque tra ieri e domani che scivola via tra le dita di una mano dell’oggi come sabbia.

Chi siamo? Da dove veniamo? Seguiamo le tracce e ritroviamo brandelli, sassi, cocci e schegge impazzite di ieri sopravvissute alla dimenticanza che con tenacia sono arrivate fino a noi. Per dirci cosa? Che siamo il risultato di coloro che ci hanno preceduti, che siamo la premessa di coloro che saranno.

Di padre, in figlio, in padre ci siamo mescolati con tutti coloro che sono approdati sulle coste dell’isola, ne abbiamo adottato la lingua, gli dei, la cultura in una narrazione che ad ogni dominazione ha acquistato un ulteriore brandello di sé.

I resti di Nora sono stati scoperti casualmente, quando una violenta mareggiata nel 1889 ha riportato alla luce una parte dell’edificio funerario del tophet, fino ad allora la città era rimasta sommersa e invisibile.

Proprio a Nora è stata ritrovata una stele su cui compare la scritta SRDN da cui la parola Shardana, il favoloso popolo del mare che abitava i nuraghe. Partiremo dalla storia emersa dagli scavi di Nora, passando attraverso l’approdo di Norace, l’arrivo dei Cartaginesi, la difesa da parte di Cicerone di Marco Emilio Scauro, accusato dell’omicidio di Bostare, ricco cittadino di Nora, per arrivare alle battaglie di Ampsicora, dando voce ad alcuni fantasmi del passato che tra mito e leggenda hanno fatto la storia non solo di Nora ma di tutta la Sardegna dell’epoca delle dominazioni fenicia, punica e romana.

Credits: Alessandro Lay, William Lenti, Francesco Serra, Andrea Fugaro, Valeria Spada

gli allievi di LabArkàios

Rossella Dassu inizia il suo percorso artistico a Cagliari con la compagnia cada die teatro per cui lavora come attrice in diverse produzioni. Nel 1997 si diploma come Attrice al Corso di formazione Europea al C.R.S.T. di Pontedera. Dal 1997 vive a Bologna dove lavora con la compagnia deicalciteatro, vincitrice del Premio Iceberg e finalista del Premio Scenario. Fonda insieme ad altri operatori dello spettacolo Ca’Rossa, Associazione Culturale che realizza produzioni teatrali e progetti di formazione e distribuzione principalmente nel territorio dell’Emilia Romagna. E’ attrice per Teatri di Vita in diversi spettacoli con la regia di Andrea Adriatico. Si occupa di formazione e didattica teatrale all’interno di Istituzioni Scolastiche e Progetti finalizzati all’inclusione sociale e alla prevenzione del disagio. Negli ultimi anni realizza principalmente spettacoli sugli stereotipi di genere con la regia di Alessandro Lay del cada die teatro.

E’ attrice in diversi film di Tonino de Bernardi che partecipano a Festival Nazionali e Internazionali. Collabora saltuariamente a produzioni cine televisive e pubblicitarie.

The Walk of Stars

The Walk of Stars

Le Stelle del Festival La Notte dei Poeti

mostra fotografica a cura di Daniela Zedda

Alla Hollywood Walk of Fame – lungo camminamento composto da due marciapiedi che corrono lungo l’Hollywood Boulevard e la Vine Street, sulla collina di Hollywood a Los Angeles si è ispiratala fotografa cagliaritana Daniela Zedda per una mostra, o un percorso, da proporre a Nora per celebrare i 35 anni del Festival “La Notte dei Poeti”.

Idea suggestiva che permetterà al pubblico di “leggere” sulla pensilina che porta al teatro romano le immagini delle stelle che hanno illuminato le tante e straordinarie stagioni del festival.

L’artista

Daniela Zedda è nata e vive a Cagliari, dove dal 1982 si occupa professionalmente di fotografia e fotogiornalismo. Collabora con il quotidiano L’Unione Sarda dal 1983, ha rivolto il suo impegno soprattutto nel fotogiornalismo d’ambito culturale e degli spettacoli. Sensibilità per il mondo dell’arte, tecnica e istinto psicologico si sono così incontrati in una vasta e stimata produzione ritrattistica, ospitata nel corso degli anni in mostre e pubblicazioni di prestigio.
Ha al suo attivo diversi ritratti per libri, promozioni editoriali e copertine di cd musicali.
Le sue fotografie sono state pubblicate nei maggiori quotidiani e periodici nazionali quali Il Corriere della Sera, Il Sole 24 ore, La Repubblica, L’Espresso, Il Manifesto, Musica Jazz, Gioia, Epoca, L’Europeo, Vera, TV Sorrisi e Canzoni, Vogue Casa, Panorama, Abitare, Le Monde, Performing Arts Journal.
Ha collaborato con l’agenzia fotografica Grazia Neri. È la fotografa delle Cantine Argiolas e del Festival letterario della Sardegna Isola delle Storie di Gavoi e Festival Tuttestorie di letteratura per ragazzi di Cagliari.
Ha svolto attività didattica presso il Liceo Artistico Statale di Cagliari e presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari.